domenica 30 dicembre 2012

Interdizione di fatto (fatti e misfatti) - 1

Come già accennato precedentemente sul post Capitano mio capitano! (lettera aperta al signor 7x5), Dopo questo tentata intimidazione a suon di pallini iniziai a realizzare esterefatto e  a prendere atto delle palle attinenti conseguenti. Loro scopo fu quello diversivo, sbugiardatesi poi da sole. Delle vere sòle, direbbero a Roma. Il signor 7x5, sicuramente (poi vi spiego questa mia securtà) è implicato in siffatta spedizione intimidatoria. E almeno uno dei componenti di quella casa-famiglia, che è il municipio sanmartinense, ne sa qualcosa. Come dire i panni sporchi se li lavano in famiglia. E ce n'è da lavare! Con tutto il sudiciume che ivi impera! Sudiciume morale e deontologico s'intende. Quell'uno di cui sopra è riferito a un generico pubblico ufficiale storto che non s'addirizza e che somiglia a un albero esotico: plátano direbbero in iberica la penisola. Proprio lui. Il giorno stesso della fucilazione intentata, cercando di spiegargli dell'accaduto, minacciai a nessuno o a non so a chi di farmi il porto d'armi. Questo Pubblico Ufficioso preso alla sprovvista (non è un buon improvvisatore come lo è il maresciallo Mauro Scioli) storse un po' il naso, cominciò a tergiversare, aggiungendo poi molto sfacciatamente... "no...  ma quelli non verranno più là da te". Affermazione questa che si spiega e si condanna da sola. Quelli chi? Chi sono quelli? Sapeva benissmo il milite già prima che accadesse. Cerca di giocare a nascondino e poi si fà scoprire come un fessacchiotto. Beccato, se non sul fatto, almeno sul detto, Andai dunque in caserma per fare questa benedetta denuncia. Ebbi la sensazione kafkiana che il maresciallo a cui riferivo, non fosse un militare, ma addirittura uno psichiatra. Mi sentivo un po' come in un struttura psichiatrica in cui si parla del paziente in terza persona. Ho la mia bella esperienza a tal proposito. Il paziente riferisce che... ecc...   Spesso cose illegali quando vi ci mette lo zampino la psichiatria diventano, come per un colpo di bacchetta magica,  legali, o, almeno, non perseguibili. E il suo zampino vi fu, c'è e ci sarà sempre. Una battuta del maresciallo detta con tono professionale mi fece incavolare e iniziare a capire altre cose che esporrò in seguito... Costui, maresciallo o psichiatra che fosse, si permise di dire che probabilmente in mattinata, allora odierna, s'era potuto, guarda la coincidenza,  appollaiare, su uno dei rami dell'albero davanti la casettina un bel fagiano, che stimolò la libidine del tiro al bersaglio dei due cacciatori. Costoro, folgarati da tale visione, non avrebbero resistito al loro irrefrenabile impulso venatorio, e, non vedendo l'ora di infrangere le regole del codice, nonostante mi avvessero ben avvistato davanti l'uscio, spararono dunque proprio nella mia direzione. A ciò detto sbottai: "e che è 'na barzelletta?..." esclamai tra l'indignato e il divertito. Ecco cosa prescrive tra l'altro il codice:
Distanze dalle case. La caccia è vietata per una distanza di 100 metri da case, fabbriche, edifici adibiti a posto di lavoro. E' vietato sparare in direzione degli stessi da distanza inferiore di 150 metri.
Spari nei pressi delle abitazioni.
L'art. 703 del codice penale "Accensioni ed esplosioni pericolose" punisce penalmente chi in un luogo abitato o nelle sue adiacenze o lungo una pubblica via o in direzione di essa spara con armi da fuoco.
Non so se la dimora rurale (di proprietà di Totaro) possa essere considerata abitazione (uno sgabuzzino sì), ma come abitante della medesima, io ero ben visibile e se non si spara nei pressi delle abitazioni, ancor più la proibizione dovrebbe riguardare gli spari direzionati verso le persone che vi abitano e che si trovano casualmente o meno lì attorno.

Per farla breve. Ho capito, già da principio, che in questa faccenda vi erano implicate tanta della gentaglia sanmartinense, tra cui alcuni ben individuabili. Come ho detto nel post precedente: la società è mafia. Lo riconfermo. Chi paga per questo affronto?... Risposta: il crimine non pagherà. Certo, posso fare solo illazioni. Avessi le prove a quest'ora... chissà... Ma non ci vuole mica la zingara per indovinare l'accaduto. Il cerchio è sempre quello:
famiglia ↔ ambiente ↔ sistema di controllo (socio-psichiatrico)
Tutto si "fà a fin di bene", come direbbe il Signor 7x5 , quindi la possibilità che un individuo, di fatti controllato e perseguitato (altro che mania di persecuzione!), possa rifarsi legalmente è pressocché azzerata. On n'échappe pas à la machine (G. Deleuze). 
Questo sinteticamente quanto accaduto,

L'ho già detto. Lo scopo, mica tanto recondito, per cui viene realizzato tutto questo gran dispendio di risorse, di dispiegamento di forze più o meno armate, e chi più ne ha più ne metta, è quello di ricondurre il sottoscritto alla ragione, ovvero: farmi tornare con le buone o con le cattive alla casa in paese, ove una volta abitavo con mia madre bonanima. L'ho detto e lo ripeto che per fortuna di mamme ce nè una sola. Questo per inciso. A questa carenza mammestre, va da sé, supplisce ancora una volta il sistema, il quale, pur di controllarti e gestirti, si dà un gran bel da fare. Non c'è che dire. È ciò che si potrebbe definire interdizione di fatto, diversificandola dall'interdizione legale, che abbisogna per di più di tante ingombranti e spesso imbarazzanti scartoffie burocratiche. Quest'ultima ha la possibilità di poter essere impugnata da chi la subisce, addirittura può essere un arma a doppio taglio per chi la sostiene. La prima invece, non attuandosi a livello legale, non ha modo di poter essere smentita, in quanto esistono solo supposizioni da parte dell'interdetto, senza possibilità di impugnare alcunché. Non vi sono documenti, prove, né reati da condannare. A l'interdizione di fatto bisogna associare un doppio legame (double bind) per capirne meglio la funzionalità.
Attualmente, ma credo lo sia sempre stato, sono considerato di fatto incapace di intendere e di volere sia a livello di sistema pubblico che privato. Non ho potuto affrontare certe spese "esorbitanti" come l'acquisto di alcuni pannelli solari che mi avrebbero permesso di sopravvivere in campagna e in seguito quello di una roulotte. Non si vive di solo pane.
Mi sono rivolto al comune per l'installazione a mia spese di un pannello solare, subendo tutta una tiritera di rinvii e prese per il culo. Per farla breve ci ho speso più di sei mesi della mia vita. Il mio tempo, dato che il patreterno ce ne ha concesso ben poco, non ha nessun valore; può essere sprecato: giorni, mesi, anni, che importa?... Poi ho mandato tutti a cagare. Come al solito.
Un carabiniere competente, ben informato a tale proposito, mi dice affabilmente: "ma scusa, qual'è il problema? Lascia stare il comune. Tu per l'installazione ti rivolgi a un elettricista e te lo fai installare. Non vedo qual'è il problema. Felice della soluzione e nella mia ignoranza, non ho potuto che dargli ragione e seguirne così il consiglio. Cazzo, così semplice. E questi stronzi di comunali mi hanno fatto perdere tanto tempo. Bene. Anche se sentivo che qualcosa non andava. Ciò che è semplificato per un milite, per me si risolve in qualcosa di molto complesso e complicato, intricato, se non impossibile. Detto tutto. Sentivo puzzo di bruciato, Insomma, mi rivolsi al primo eletricista, elettrotecnico per la precisione, tale Giuseppe Marranno, e gli spiego a telefono questa mia richiesta, rimanemmo a livello informale di risentirci. Telefonai un giorno al suo ufficio, mi risponde la segretaria o non so chi, forse sua moglie, e le chiesi se potevo contattarlo. Comincia di nuovo la farsa. Mica mi può dare il suo numero di telefono? "Ma che scherzi! Non si può dare!" E ch'è un agente segreto per caso?... A un elettrotecnico il numero di telefono serve per avere contatti. E già. Contatti. Ma non con me. Insomma, accorciando il discorso, s'è rifiutato molto vigliaccamemente, di aver a che fare con il sottoscritto. Ritelefonai altre volte, ma la risposta della vocina cretina fu sempre la stessa: "ma non si può dare". Io sono trattato da deficiente, ma non lo sono. E senza fornire spiegazioni!
In un sistema mafioso, come in teologia, non si danno spiegazioni. Vedi sparatoria. Si spara, non ci si spiega. Dovunque ti giri senti odor di mafia. Ho fatto qualche sgarro per caso? Altro che! mormora il coro sommesso popolano.
Il mafio-comitato ha deciso la mia esistenza ed io non  devo fare cose imprevedibili, non previste dalle sue deliberazioni, come quello di comprare pannelli solari. Tu hai una casa in paese, è lì che devi stare, rifai l'allaccio della luce, dell'acqua, del gas e vivi da perfetto cristiano. "Ti sciaqqui, ti lavi". Ma cari io non ho bisogno di pulirmi: contrariamente a voi, sono sporco fuori ma pulito dentro, e non vado in giro ad impallinare la gente. Sta di fatto che questo non lo deciso io. Dunque, qui emerge questa ambiguita che io chiamo interdizione di fatto.  Sei libero di fare quello che vuoi, ma non puoi fare quello che vuoi. Se non è doppio legame questo! 
Provai anche con un altro elettricista. Tale Abiuso Giuseppe mio ex-compagno di classe alle elementari e medie. Affabile, venne addirittura in campagna, per vedere dove e come si potevano posizionare questi pannelli solari. Sarò un malfidato, ma non mi fidavo, nonostante la ragionevole gentilezza e cordialità. Tra l'altro, la sua ambivalenza si rivelò con l'affermare che i pannelli fotovoltaici sarebbero riusciti a utilizzare la luce solare, anche quando il sole passa all'orizzonte, facendo il gesto con la mano verso sud. Il sole non può passare all'orizzonte a queste latitudini. Vabbè, lasciamo stare l'ignoranza. Gli volevo anticipare dei soldi. Soldi?... per carità! Mi tranquillizzò dicendomi di non preoccuparmi. Deontologia professionale! Al momento dell'ordinazione, e solo allora, mi avrebbe chiesto un anticipo. Data prevista per l'arrivo del kit di panneli fotovoltaici 20 aprile. Arriva il 20, passa, 21, 22, 23... Telefono per chiedere spiegazioni. Delucidandomi a tale proposito, mi dice che c'è stata una forte richiesta di pannelli e quindi le varie ditte si trovano al momento sprovviste. Arriveranno comunque in giornata, sai sono "giorni balordi" questi. Giorni, mesi, anni, secoli. Balordi. Basta. Per fortuna non possediamo l'eternità. Il vero balordo sono io che mi son fidato. So come funzionano le cose in paese,  e così ho dato una giusta scadenza alla cosa, giusto per regolarmi. Gli dico: tu dici arrivano in giornata, io aspetterò fino al 20 di maggio. Un mese di tempo circa, caspita! Non so se l'ha irritato questa mia pretesa, ma l'intero mese di maggio passò e non rimase traccia alcuna dell'elettricista e delle sue promesse. Bravo. "Compagno di scuola, compagno di niente". Sono ancora  qui a fantasticare sulla mia autonomia, ormai si può solo fantasticare, visto che la realtà ti rifiuta, rifiuta le tue esigenze, le quali vengono puntualmente stabilite dal mafio-comitato. Ormai è passato più di un anno e mezzo. Interdetto di fatto e non elettrificato.

Attualmente ho rifatto il riallaccio della corrente nella casa in paese, con il solo scopo di poter utilizzare il computer. I paesani gongolano. Il Signor 7x5 mi ha predetto che ci sarei ritornato, ma non ha previsto che non ci rimarrò per molto. Cerco così di recuperare il tempo perduto. Anche la memoria in questo periodo di isolamento ha subito un forte ribasso. Un terremoto. Una vera desolazione. Bisogna esercitarsi, nonostante la lupara puntata alla tempia. Questo è tutto per oggi, paese mio.

Stanno giocando a un gioco.
Stanno giocando a non giocare a un gioco.
Se mostro loro che li vedo giocare,
infrangerò le regole e mi puniranno.
Devo giocare al loro gioco, di non vedere che vedo il gioco.
Ronald David Laing                            
Si pensa ogni volta, ingenuamente, di poter gestire la propria vita (ma sarebbe più opportuno parlare di sopravvivenza), invece si viene gestiti. È questa la realtà: la vita non la si vive ma, più correttamente, viene vissuta.

sabato 29 dicembre 2012

Capitano mio capitano! (lettera aperta al signor 7x5)


Di epressione carmelitana: "l'arte è follia, tutta l'arte è storia della follia". Ecco chi ne sa certamente più di lei, mio arrogante masticatore di numeri.
Esimio signor 7x5, lei in data non precisata in risposta a similare mia affermazione di cui sopra, esponendo(si) le carte in tavola sulla questione, diede la seguente specificazione: "esiste una pazzia positiva e una pazzia negativa". Ma egregio mio soldatino (di piombo, almeno per quanto riguarda l'apparato neuronale), non si può giocare con i numeri, ridurre tutto a codice binario. 1,2...1,2... 1,2. aut aut. o questo o quest'altro. La follia non si può squalificare a tale squallore unilaterale, altrimenti che follia sarebbe. La follia è follia, è liberatoria, in quanto esula... diverte (nell'etimo "uscire dal solco"). Il miracolo dell'arte avviene appunto quando vengono superati i binari dei codici. Non ci si può fasciare la testa prima di rompersela. D'accordo siamo nella miseria del sociale, del civile...
Lei è un ufficiale, di certo non in pensione e neanche congedato, dato che svolge la sua mansione-missione militare civile (sic). Sì, certo, lei è un'anima(le) immolato sull'altare dei numeri, condannato al suo eterno quotidiano, al suo ruolo sociale di livellatore. E come è coscienzioso nel fare il suo dovere!
Quel che mi fa rabbia è che un banchiere, un numeratore, uno scaricatore portuale di numeri e anche di pallini (magari su mandato), si prenda la briga, l'onere forsennato e fideistico, di etichettare e definire l'arte, un artista. Il vangelo è che io sono Van Gogh, mio caro i(d)d(i)o-latra padrepiista (sanpiista adesso, per la felicità dei bigotti). Non nel senso che gli somiglio o che ne imiti la sua esperienza (irripetibile), ma lo sono interiormente, come dire altrimenti: a tutti gli artisti di genio e che sentono in sé questo demone vangoghiano (potrei dire picassiano, baconiano) capita di finire nella macelleria dei signor 7x5, un'esercito sterminato di numeri e numeratori, denominatori (etichettatori)...
Può farvi da eco certamente il professorino di educazione artistica, che vi tiene compagnia e che compagnia! Attentiii! Riposo! Fetore accademico, balistica di cazzate numeriche nosocomiali.
Egregio capitano mio capitano, ritornando ai pallini di cui sopra e che tenterò di spiegare qui di seguito, come si può concepire una siffatta frase amatoriale così equilibrata: "se qualcuno ti spara lo fà per il tuo bene". Meno male che non lo fà per il (mio) male. Siete una bella congrega voi e tutto il resto della scala gerarchica del fatebenefratelli. Io questo bene così profondo ve lo ricambierei, a pistolate, a lei, al maresciallo, e a tutta la schiatta di militi noti. Ma se fossi io a sparare e a fare in tal modo del bene, sarebbe reato, nevvero?... Non è questa una contraddizione? Non è pura follia questa che qualificate come "buona"?... Due pesi e due misure. Mica male. E i numeri vanno a farsi friggere. Allora dobbiamo dire che questo bene à la folie se non è il mio è di qualcun altro, il cosiddetto bene comune. Oh, adesso è tutto più chiaro, ogni cosa torna a suo posto. Un ufficiale pubblico, militare, del resto, pensa nient'altro che al benessere della compagnia, al suo plotone, al suo reggimento, all'irrigimentazione. Bene vostro. Scusate se vi dò del voi, ma siete in tanti. Dio mio, quanti ne siete! Un esercito di benefattori. E questa follia del resto viene validata dal credo cristiano (il cui etimo guarda caso risale a cretino).

La società è mafia (J. Lacan). Ma noi parliamo di mafia come se fosse altro da noi, vero signor 7x5? La mafia della lupara (d'accordo, adesso modernizzata e computerizzata) esiste in quanto il terreno sociale è il suo humus. La società in quanto mafia partorisce i suoi picciotti.

Ritornando al delirio dell'arte. Lei ha perfettamente ragione, ovvero, le conviene, a stabilire questa dicotomia tra follia sana e follia insana. Non è forse l'arte tutta borghese?... Il vero artista è lei che sguazza nei numeri e che quando non gli tornano i conti comincia a sparare cazzate, palle e pallini. Non è coerente mio caro imbiancato sepolcro. Avete fatto tutto a vostro immagine e somiglianza, perfino D-io. Signor 7x5 quanto fà Dio, quanto fà l'arte. Presto, dillo senza pensarci su. E no, caro, bisogna prima riflettere, in seguito pianificare, verificare e poi agire, magari con cautela. Se si cade, almeno si cade in piedi. No? Caro, caro il mio dottore. Non va proprio bene.


Capitano mio capitano, lei e il suo branco di imbecilloni alle armi, sareste indagati tutti per concorso in tentato omicidio, se la legge funzionasse a dovere e fosse uguale per tutti, o almeno condannati diciamo per uso improprio di armi ed atti intimidatori. Ma la mafia, ovvero la società, la legge la fà lei e la applica a sua discrezione. Nevvero? Anche se siete una massa di imbecilli, vi dò un consiglio, non giocate troppo con la follia e con i fucili, altrimenti potreste farvi male e potrebbe scapparci anche, volendo non volendo, il morto. Cretini! Pardon, cristiani!

Ripescando frasi nel marasma del suo stupidario infinito, penso dovrebbe dare una spiegazione sul fatto che "io non possa fare la vita che voglio". E quale vita dovrei fare quella che volete voi?... Quella già progettata da altri. E che vita sarebbe? Programmata?... La fede nella trinità dio-patria-famiglia ve la lascio. Non so che farmene. Il civile e il sociale ficcatevelo dove più vi aggada. Non sono un bambolotto elettronico da programmare, ne tantomeno un mentecatto da commiserare. Ma quante volte ve lo devo dire di non contare su di me (detto papale papale, perché non vi fate un po' i cazzi vostri!), se no rischiate di sbagliare il conto. E vi toccherà poi rimediare alla bene e meglio (come dice lei "per il mio bene") di nuovo con palle e pallini. Io le palle già ce le ho piene di mio e potrebbero esplodere da un momento all'altro, con il rischio che le schegge impazzite colpiscano gli ignari innocenti passanti.

Chi è implicato in questa allegra faccenda venatoria? Io come faggiano certamente, infatti io e il faggiano siamo due gocce d'acqua. I comunali, non so quanti. Almeno uno. Qualcuno della caserma, altri della mafia locale... "Hanno liberato dei faggiani davanti la casettina di campagna dove abito". Non c'erano altri posti?... No. Perché io non sono ubiquo e se sto in un luogo, non posso stare in un altro. Così i cazzatori seguono il loro ri-fiuto, va dove ti porta il faggiano. Poi tutta quella finzione di facciata da facce-di-cazzo-tinte, simul-attori, scandalizzati per l'accaduto... "Sì, Stupendo, Mi viene il vomito".
Signor capitano mi fermo qui. Comunque, un altro consiglio gratuito. Se proprio vuole fare del bene a qualcuno, lo faccia magari a sua moglie. Prenda il fucile da caccia che ha in dotazione, anche un arma militare va bene lo stesso (ce ne sono di veramente micidiali), lo punti addosso alla sua gentile consorte e dimostrale tutto il bene più profondo. Spero per la disgraziata che il zozzo bene che vogliate concederle sia solo di superficie.

P.S. La vignetta, anche se dedicata ad altro scopo, vale anche per vossia. Baciamo le mani.

Riprendo.

Lo scopo recondito di questa tentata fucilazione, intimidatoria, si capisce facilmente. Il mafio-comitato cittadino, con la sua bontà infinita, aveva deliberato di farmi ritornare a casa. Come se la casa fosse mia e non del popolo. Vabbè, lasciamo perde. Visto che con le buone e altre recondite accortezze attuate-perpetrate non aveva ottenuto granché, si risolse di madare avanti il plotone d'esecuzione, tra i cui costituenti ci doveva essere sicuramente più di qualche gran coglione. I giorni precedenti vi fu un viavai di cazz-attori. Io, conoscendo ormai da anni quest'ambiente di merda, già prevedevo che qualcosa sarebbe presto dovuta accadere. E infatti questo qualcosa accadde una mattina presto, era ancora buio. Da una station wagon escono come dal cilindro due cazz-attori. La macchina subito se ne va e i due restano nelle immediate vicinanze, molto immediate. Troppo. Diciamo, a un tiro di schioppo, va, nemmen venti metri. Ero fastidiato da questa presenza inopportuna, dacché costoro non si risolvevano a dipartire, come loro uso e divisa cazziatoria impone, per andare a caccia. Come sfingi. queste due sagome, miravano esterefatti la mia figura. Davanti la porta del ripostiglio (la casetta), avrei spiegato volentieri con parole che la macchia si trovava dall'altra parte, ma loro guardavano come imbambolati me schifato. Considerato che queste due sagome non s'allontanavano ma sembrava avessero deciso di permanere sul suolo di Totaro e confinanti, entrai dentro e chiusi la porta. Sentii improvvisa, ma non inaspettata, una scarica di pallini frusciare tra gli alberi prospicienti la mia dimora campestre, altri colpire o ricadere sulla retìna della zanzariera. Mi volevano far fuori?... Realizzai allora che non erano venuti per i faggiani liberati, ma per il sottoscritto. Presi il cellulare e telefonai al 112, affinché venissero in mio soccorso. Intanto queste bertucce armate, indolenti, sparata qualche altra cartuccia diversiva in tutt'altra direzione si allontanarono. È inutile dire che i birri chiamati e attesi non pervennero in tempo sul luogo. Non pervennero affatto. Alcune ore dopo, la stessa mattina andai alla caserma dei carabinieri per denunciare l'accaduto. Il maresciallo di turno ambiguamente mi disse che la sua pattuglia dell'aspetta e spera non era riuscita a trovare laddove mi fossi ubiquato. Strano. Io speravo arrivassero i nostri, invece più in là mi accorsi che questi fucilieri (forse addirittura dell'arma) che minacciavano di impallinarmi, intimidirmi, avevano a che fare proprio con la caserma dei carabinieri, con i comunali, e con altri mafiosetti del mio bel paese.

Un paio di mesi dopo, a febbraio, questa mia motivazione addotta troverà conferma. Ma questa, Dio volendo, la racconterò nei post successivi. Buone feste.

mercoledì 26 dicembre 2012

L'esperimento di Rosenhan



L'esperimento di Rosenham I pregiudizi e la conoscenza critica alla psichiatria di Giorgio Antonucci