mercoledì 9 dicembre 2009

Ancora sull'ADHD

È incredibile il diportage (sic) del tiggì, come abbiamo visto nel post precedente. La questione dell'ADHD è alquanto controversa, ma i telegiornalieri riporta(va)no la notizia (e non il fatto) in modo unilaterale, a senso unico, con l'esperto di turno, l'intervista dei genitori, la voce fuori campo, ecc... Insomma abbiamo visto il cocktail preconfezionato pronto per il consumatore, ormai consumato e lobotomizzato dall'uso ed abuso del mezzo tele-invasivo. E la controversia dov'è, uno si chiederebbe?... Non certo nella notizia riportata. Ci sono tante altre campane di tutto rispetto e non privi di esperienza e deontologia professionale. È incredibile quanto dissenso e diversità di punti di vista si trovino su Internet riguardo a questa malattia accredita dall'ufficialità medico-industriale.

Comunque anche su Wikipedia vengono espresse controversie generali circa la diagnosi e l'esistenza della malattia
"Quando le autorità scolastiche dicono a una madre, che suo figlio è malato e necessita di essere farmacotizzato, come lei sa che succede nel mondo, ciòè semplicemente una menzogna. Come fa lei a riconoscere ciò che gli esperti chiamano "Deficit d'Attenzione con Disordine Iperattivo" [Attention Deficit Hyperactivity Disorder = ADHD]... semplicemente: non è una malattia. Ora, tale madre non è un'eperta della storia della psichiatria. Lei non sa che la psichiatria ha per centinaia di anni, usato termini diagnostici, cosiddetti termini diagnostici, per stigmatizzare e controllare la gente".

"Quando gli schiavi negri nel Sud scappavano verso la libertà, non è che essi lo facessero per la voglia di essere liberi, ma perché essi soffrivano di una malattia chiamata drapetomania [da drapetes 'schiavo in fuga' e mania]. Non me lo sto inventando. Questa era una disgnosi leggittima. Proprio come lo è il Deficit d'Attenzione con Disordine Iperattivo. Le donne, metà popolazione del genere umano dunque, se erano così pazze da ribellarsi alla dominazione dell'uomo, bene, allora esse avevano una seria malattia chiamata isteria, dovuta al loro utero impazzito".

"Ora nessuno di quei comportamenti è mai stato una malattia, e non è una malattia. Non lo è il disturbo da deficit dell'attenzione. Nessun comportamento buono o cattivo che sia può considerarsi una malattia. Niente a che vedere con le malattie. Così non m'importa come un bambino si comporti. [...] Dire che un bambino è mentalmente malato è una stigmatizzazione, non è una diagnosi. Dare a un bambino uno psicofarmaco è avvelenarlo, non curarlo". (Thomas Szasz, vedi anche su youtube il video Dr Thomas Szasz on Psychiatry )
Se si va su Internet, specialmente su Youtube, c'è un vasto assortimento di dissenzienti, persone che non possono di certo essere considerate dei ciarlatani, dato che sono dei veri professionisti del settore a tutti gli effetti. Mentre il tiggì prosegue imperterrito verso la sua metà unidirezionale con la sua pappardella preconfezionata di regime. Ma si rendono conto della responsabilità che hanno, costoro? Oltre alla fiducia riposta mal ripagata, mi chiedo che futuro possa avere questo tipo di (dis)informazione prezzolata ad oltranza.

È un informazione questa che gira su sé stessa, o meglio, intorno al potere economico (dell'industria farmaceutica in questo caso), avulsa dalla realtà e/o dal fatto, conformata e divulgata secondo gli interessi economici che vi si celano dietro e dentro la notizia. La tivvù, questa televisione statale delle meraviglie, ci vende al migliore offerente. Buttatela nel cesso. Proverbialmente avverso al tubo (catodico), a questo elettrodomestico fin troppo domestico, Eduardo De Filippo, quando veniva chiamato a telefono da qualche addetto della Rai di allora, diceva; "aspettate un momento, che adesso vi passo il frigorifero".

E si trattasse soltanto di una barzelletta!

Sarebbe opportuno tenere la ricerca scientifica e l'industria della salute separate dalla politica, ma spesso questo non si può, tanto sono così inestricabilmente intrecciate l'una all'altra. Elio Veltri, italiano di casa nostra (e non di cosa nostra) spiega qualcosa di generico, ma molto inquietante, che i vari tiggì gossippari (ormai quasi tutti della stessa impronta aziendale) spesso e volentieri tacciono, quando elargiscono a piene mani la loro paccottiglia irregimentata di notizie (e non solo riguardo alla salute e al mercato dell'industria farmaceutica). Non riuscendo a spiegarmelo diversamente, posso solo intuire che probabilmente anche loro, in un modo o nell'altro, fanno parte della filiera a cui fa riferimento Veltri.
"I conflitti di interesse attraversano tutta l'industria. Noi abbiamo solo parlato di un capitolo dell'industria che è quella dei farmaci che è sconvolgente, perché l'industria farmaceutica ha i profitti più alti in assoluto, rispetto a tutte le industrie, e i conflitti di interesse si determinano in tutta la filiera, cioè: la produzione, l'industria farmaceutica, la ricerca scientifica, le riviste scientifiche, le società medico-scientifiche, i medici, le associazioni dei parenti dei malati (anche loro sono pagati dalle industrie farmaceutica), i propagandisti e, cosa più grave in assoluto, insieme a quello della ricerca, le autorità di controllo, che cioè devono decidere se un farmaco è sicuro e se può essere immesso sul mercato" (Elio Veltri, vedi anche il video La scomparsa dei fatti di Marco Travaglio e Elio Veltri).

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