domenica 6 dicembre 2009

Se sei iperattivo, sarai psicofarmacotizzato


Ecco una delle solite puntanate telegiornaliere. Ci sono tutti gli ingredienti della coercizione ai consigli per l'acquisto della merce, in questo caso l'utente-usato acquista una cura fornita dall'establishment medico, tramite l'informazione praticata a tappeto e nel suo ristretto ambito con-dominiale. L'industria farmaceutica, in questo caso, detta il modo dell'informazione alla speaker RAI. C'è l'esperto di turno, il camice bianco questa volta in borghese, che spiega in termini pseudoscientifici divulgativi, rassi-curante; ci sono una magnifica coppia di genitori-modello (già modellati e formattati secondo norma), felici per la cura fornita al loro figliolo iperattivo, testimoniando così con la loro esperienza diretta (e inconfutabile) l'efficacia del farmaco e la bontà sublime del sistema medico-industriale che secondo quanto viene propagandato pare desidera la salute del cittadino. La musica di Vasco Rossi in sottofondo, la giorn(an)alista sicura di sé a dare la notizia; insomma la pappa è pronta per il teleutente usato-usabile.


Su questa dei farmaci e psicofarmaci somministrati così indiscrimminatamente, a bambini e non, ce ne sarebbe tanto dire. Invece la tivvù statale dell'industria dell'informazione fornisce la sua informazione-preconfezionata.

Le minacce di pena implicite, che non si dicono in tivvù, sono quelle rivolte ai genitori che potrebbero avere la tendenza a rinunciare a curare i figli secondo i consigli (imposizioni) proposti-minacciati dalla medicina ufficiale. Sotto sotto c'è l'intenzione (sottaciuta per ovvie ragioni), di screditare i genitoti come educatori e tutori dei loro figli, qualora rinunciassero a curarli secondo norma medicale. Una forma di omissione di soccorso, insomma, per coloro che mostrassero dubbi e tendenze contrarie a ciò che viene ufficialmente contrabbandato dall'informazione-statale-farmaceutica.

È assurdo somministrare farmaci e psicofarmaci a quella tenera età. Ovviamente democraticamente (o democriticamente), in perfetto stile mafio-informativo non si è fatta sentire l'altra campana, quella dei medici dissenzienti, che non condividono la visione a 360 gradi proposta di questa propagandata cura unidirezionale. Questa è la televisione dittatoriale statale-industriale. Se ci fosse stato un contradditorio, probabilmente avrebbero fatto in modo che fosse stato scelto fra persone meno competenti e facili da massacrare linguisticamente dai ben più preparati padroni del campo, che giocano in casa, che fanno le regole del gioco e la verità dell'informazione.

"Ecco ciò che resta del Sandrino [bambino o teleutente-usato] originale. Lo abbiamo riempito di contenuti e adesso è ambizioso nel piccolo, appagato del suo semi-io e magnificamente corrotto e funzionale".

- "E se un domani avesse qualche pretesa?..."

La mia esperienza personale m'insegna tante cose. Ho subito la somministrazione di psicofarmaci a mia insaputa, poichè si era deciso così, secondo il parere autorevole dei dottori specialisti del settore, che quella doveva essere la mia cura e il mio destino. Posso dire che il danno irreversibile c'è stato senz'altro, ma non lo confesserei mai ai dottori dipendenti statali-industriali, poiché, per bene che vada, non servirebbe a niente. Il muro non risponde. Ma come suol dirsi, si resta come voce fuori dal coro, come un'esile voce di chi grida nel deserto, difficile se non impossibile da ascoltare.

I miei felici genitori di allora, di alcuni decenni fa, mi imbottirono di psicofarmaci, con le evidenti gravi conseguenze immaginabili. Fatto sta che arrivato ormai all'età adulta e della ragione, feci richiesta esplicita, di essere informato riguardo a questo assurdo trattamento psicofarmacologico. Non ci credereste: muro di gomma. Non solo da parte dei medici-psichiatri (ormai non direttamente coinvolti), ma soprattutto da parte dei miei genitori, mia madre in special modo. Alla mia richiesta rispondeva incredibilmente con un netto rifiuto, arrabbiata, come se stessi per farmi rivelare un alto segreto di Stato. Chi cercava di coprire o da chi era ed è stata plagiata? - mi chiedevo - vista l'impossibilità di strozzarla, non tanto per non finire in galera (ero e sono ancora un figliolo rispettoso e pietoso), rinunciai dopo vari tentatavi infruttuosi, finiti sempre con il solito attegiamento mafio-omertoso, incazzatissimo della mater-dolorosa. Vabbè che siamo in un paese mafiocratico, ma io personalmente ne restai e ne resto tuttora esterefatto. Non capisco proprio la spiegazione di questa impuntatura materna. Fatto sta che anche in età adulta mi venivano somministrati psicofarmaci, a mia insaputa. Lo so, poiché venni a scoprire talvolta degli psicofarmaci opportunamente e malaccortamente nascosti agli occhi del figlio pazzo, che di certo scemo non era.

Arrivo alla mia maggiore età (18 anni), e il medico Cammilleri di Campomarino (doveva avere forse qualche specializzazione in psichiatria) venne a casa a dirmi espressamente che - detto in parole povere - per il mio bene, avevo subito la cura psicofarmacologica. Mi consigliò (mi intimò con il suo affascinante savoir faire) di continuarla. In questo caso dimostrai di essere fesso..., ma ero incompetente e incapace di reagire, preso dalla fascinazione medica-curativa. A dire il vero, lì per lì, non riuscivo a capire la malattia imputatami, ma mi fidavo dell'esperto di turno che si era presa la briga di venire addirittura in casa mia a dirmi la verità e a darmi consigli. Passarono alcuni anni (quasi un decennio) e cominciai a rendermi conto della fasullità della psichiatria e della medicina ufficiale in generale. Rinunciai a prendere farmaci, rinuncia alla quale sopperiva mia madre, a mia insaputa, dietro ovvio consiglio medico. Mi ritrovai insomma ancora psicofarmacotizzato, nonostante la mia maturità, ovvero la capacità di intendere e di volere, apparentemente ed ufficialmente concessami. On n'échappe pas à la machine. Se non credi alla cura, sarai ugualmente in-curato. Da queste tristi esperienze personali deduco che la somministrazione degli psicofarmaci avvenne all'età di sette anni (dico sette anni), dopo essere stato dimesso dall'ospedale per un attacco di meningite, quasi certamente dovuta a una maledetta vaccinazione scolastica. Anche per la vaccinazione scolastica e la malattia da dichiarare ci fu allo stesso modo un muro di gomma genitoriale-dittatoriale univoco. Ma questo è un altro fatto, anche se strettamente
correllabile.

Anatomia dell'informazione
Giornalume tele-invasivo: - ... Bambini iperattivi che non si fermano mai. Spesso si tratta di una vera malattia che va curata con dei farmaci per il benessere dei bambini.Perché è una malattia? Perché non il benessere delle industrie farmaceutiche? Perché non viene abbozzata nessun altra possibilità di cura alternativa? 
Padre: - Ebbene, i problemi sono sorti con la scuola, scarsa socializzazione, poco rispetto delle regole, poca applicazione proprio a livello didattico, quindi problemi con i compagnetti, con gli insegnanti,...Importantissima è l'apprensione dei genitori (in genere vittime della loro stessa ignoranza) per la salute del bambino. Lo spettro dell'asocialità e della diversità incombe come una nube futuribile e minacciosa sulla famigliola
Madre: in piscina si ribellava e a un certo punto ha tirato la tavoletta addosso alla sua istruttrice...Sostegno materno alla cura
Voce fuoricampo telegiornaliera: - Impulsivo, aggressivo, sfugge alle regole e alla compagnia dei coetanei. È un bambino iperattivo. Alla base dei suoi comportamenti non c'è la semplice vivacità, né un problema di educazione, ma una malattia: la sindrome da deficit di attenzione.Viene stabilito una volta per tutte che non vi è alternativa e altra causalità. Si tratta appunto di una malattia: la fantascientifica sindrome da deficit di attenzione.
Esperto di turno (in borghese) [al secolo prof. Paolo Curatolo, neuropsichiatra infantile dell'Università di Tor Vergata (ROMA)]: - Il disturbo da deficit con attenzione di iperattività, è uno dei più comuni disturbi del comportamento del bambino ed è caratterizzato da eccessivi livelli di inattenzione, con un comportamento di iperattività e di impulsività. Non è un disturbo banale o passeggero, perché tende a persistere nella maggior parte dei casi, anche nell'adolescenza, dove si verifica a volte un disturbo positivo-provocatorio, e delle condotte di disadattamento sociale.Non si fa che ribadire il concetto precedente di indiscussa malattia senza altra possibilità curativa e causalità. 
Voce fuoricampo telegiornaliera: - Malattia che colpisce in forme più o meno gravi, un ragazzo su trenta. Comportamenti tipici: non sedersi a tavola durante il pranzo, guardare la tivvù a testa in giù, non concentrarsi nei compiti e muoversi di continuo. Statistica propagandata a sostegno della realtà della malattia. 
Esperto di turno (in borghese): - Le cause sono di tipo neurobiologico. I fattori genetici hanno una rilevanza importante, associati però a dei fattori di rischio prenatali e perinatali, come ad esempio l'esposizione al fumo e all'alcool in gravidanza e una nascita di basso peso o a una nascita prematura.Conferma e rafforzamento ulteriore della diagnosi, senza possibilità di smentire, dato che non c'è contraddittorio da parte di altri medici.
Voce fuoricampo: - Ma la sindrome spesso non viene riconosciuta, in famiglia o a scuola, dove il bambino può suscitare l'ostilità degli altri.Di nuovo la descrizione sintomato(i)llogica e la possibilità di comprendere un certo comportamento atipico del bambino.
Padre: - Lo isolavano. Lo isolavano letteralmente e quindi lui diventava ancora più cattivo. Perché... il problema è che loro andavano avanti anche a livello didattico... lui vedeva la differenza, la nota, e quindi cercava di fermarla in qualunque modo. Il modo poteva essere a volte anche fisico.Sostegno paterno e descrizione degli effetti dovuti al comportamento anomalo nel bambino.
Voce senza-scampo telegiornaliera: Il disturbo si diagnostica osservando il bambino a casa, a scuola e nel gioco... Testi psicologici studiano lo sviluppo delle sue facoltà. Qui il piccolo paziente è invitato a riconoscere gli elementi mancanti nelle figure che gli vengono mostrate. Riesce a concentrarsi per pochi minuti. Ma per tutto questo esistono oggi terapie efficaci.Ribadire il concetto di diagnostica e malattia e il fatto che esiste soltanto questo tipo di cura  (terapie efficaci) : farmacologica e di tipo psico-educativo e cognitivo-comportamentale come più avanti espresso dal camice bianco in borghese.
Esperto di turno (in borghese): - Nei casi più lievi utilizziamo dei programmi di tipo psico-educativo e cognitivo-cmportamentale, che sono in grado di ottenere dei miglioramenti. Nei casi più gravi, quando i sintomi sono più critici, è necessario abbinare ai trattamenti cognitivo-comportamenteli, un trattamento farmacologico che può migliorare in modo significativo, già in poche settimane, la qualità della vita dei bambini e migliorarne la prognosi a distanza.Colpo di (dis)grazia informativo e sproloquio iperdidattico. Cosa sarranno mai i programmi di tipo psico-educativo e cognitivo-comportamentale? Cos'è la prognosi a distanza? Linguaggio tecnico; quanto basta per garantirne l'incomprensione e l'adesione incondizionata alla cura ai più.
Madre: - S'è visto subito che lui prendendo il medicinale è migliorato a 360 gradi, diciamo, e praticamente adesso interviene quando i bambini giocano. Relaziona con tutti quanti. Riesce a stare un pochino di più in classe, non si alza come faceva prima... La voce della mamma non dà adito a dubbi: il risultato della cura è più che soddisfacente. Peccato che non si è intervistato il bambino, e del resto cosa potrebbe dire e controbattere una volta per tutte che si è deciso per lui e del suo destino.
Padre: - Non sottovalutare [tempestiv]amente questi segni del bambino che comunque sono veramemente risolvibili... Idillio finale con Vasco in sottofondo che entra prepotentemente in scena musicalmente cantando: anche se tante cose un senso non ce l'ha...]. Tante cose non ce l'hanno un senso. Ma, nel caso della medicina statale-industriale, si trova sempre modo di dare un senso della malattia a tanti comportamenti che un senso non dovrebbero proprio averne.
SCONCLUSIONE.

L'informazione fornita non ha nessun contraddittorio, e nessuna possibilità quindi di repliche. È ben costruita, professionalmente. I giorna(na)listi sono abbastanza ben preparati nel curare la forma e il meccanismo della notizia, ma il contenuto è quello fornito dal potere, industriale in questo caso. Appare diverse volte l'esperto di turno ufficiale, e mai un medico alternativo (e ce ne sono tanti!) che possa controbattere a queste asserzioni soliloquiali ammantate da scientificità. Brutta cosa quando oggi come oggi la scienza è asservita al potere economico. La genitorialità espressa in tutta l'ignoranza (nel senso che ignora) e apprensività, volta a giustificare, o se non altro, a rafforzare l'informazione nel suo complesso.

Esistono anche trasmissioni alternative, alquanto rare, come per es. C'era una volta che, anche se non arrivano proprio a una visione massima di 360 gradi, forniscono comunque notizie abbastanza attendibili e affidabili, rispetto a certi telegiornali demenziali-padronali che non ne forniscono proprio, o meglio: forniscono la notizia, ma chissà dove si sarà smarrito, strada fingendo, il fatto. Nel video sottostante l'inchiesta svela la drammaticità del business farmaceutico e alla malattia, così forbitamente chiamata sindrome da deficit di attenzione, viene data uno scarso valore statistico. Nel parolume del telegiornale non se ne fa menzione di questa faccenda tremenda. Si informa del fatto che spesso certi comportamenti del bambino, come l'iperattività, sono sintomi di una malattia. Perché il problema è affrontato così diversamente nelle due inchieste o informazioni?... anzi nel primo caso sembra che il problema non viene affrontato proprio: si dà una visione tipica dell'evento come fosse pubbicità e non inchiesta, talché la notizia, così curata nella forma, sembra sottendere un'informazione da consigli per gli acquisti e non la notizia riportata di un fatto. Diceva qualcuno che "i giornalisti informano i fatti e non sui fatti". Ed è così. Vedere e confrontare le due versioni per credere.

Comunque entrambi, sia il telegiornale che l'inchiesta, hanno questa tara di fondo: la definizione di malattia per un determinato comportamento del bambino. Non si rinuncia mai definitivamente alla dittatura della scienza ufficiale. La medicina detta sempre legge. Parlo per quel 3 o 5% di bambini che dovrebbero esserne affetti. In questo caso, potrei anche credere ad una malattia ma non nell'efficacia della cura, per forza imposta(ta) e determinata con parametri di definizione forniti dalla medicina ufficiale. Manca in un modo o nell'altro sempre il suono di un'altra campana. Dove c'è o si presume vi sia una malattia, c'è sempre pronta la cura medica e mai una qualche cura alternativa che la possa sostituire. Chissà mai perché...

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