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martedì 8 gennaio 2013

Interdizione di fatto (fatti e misfatti) - 3

   Un freddo giorno di febbraio ("da soffocare il mondo decisamente"), con i campi ancora innevati, prima della caporetto dei pannelli fotovoltaici, venne a farmi visita (di controllo) una triade capitolina: tre donne. Il che equivale a triplice calamità. Disgrazia ancor più grave se si pensa che trattavasi di una psichiatra, un'assistente sociale mi sembra, e un'altra presentatasi in qualità di non so che. Furono mandate dall'ASL di Termoli (il che significa da Malinconico) per accertarsi delle mie condizioni psicofisiche, su richiesta di mia sorella per mezzo del suo avvocato.
   Questo è quanto mi viene riferito dal maresciacallo Scioli, romanaccio: "queste te le mande tua sorella". Li mortacci!... Li mortacci sua che so' anche i mia. La situazione era quella in cui mi si voleva far capire che il suo era un tentativo sororale di interdizione. A fin di bene, s'intende, suo. La faccenda non era e non è ancor oggi proprio così limpida sì come me l'hanno dipinta. Comunque venne a instaurarsi un colloquio tra l'informale e il pro forma, anche se per me ormai si tratta solitamente di monologo a una o più voci. Un dialogo fra sordomuti, se vogliamo. La situazione che si era creata, o meglio, che hanno voluto creare, in fin dei conti, era quella di non farmi parlare di mea sponte (vedi la sponte che ritorna|), ma in modo piuttosto velato, senza darlo a vedere (ma io lo vedevo, eccome!), quella di fare accertamenti sullo stato della mia salute psicofisica. Il maresciacallo, intanto, dopo sua esibizione esilarante da vero simul-attore per introdurmi alle dame, sbraitava al telefono con chi?... presumo volesse lasciare intendere che stesse parlando con mia sorella o con lo psichiatra Malinconico o quello di turno, chissà.
   Si fece poi passare la voce che il test di verifica fu un vero trionfo per il sottoscritto, in quanto, a dire addirittura del pubblico ufficiale (sì, proprio quello che non s'addrizza), avevo risposto bene a tutte le domande. E che stiamo a Lascia o raddoppia" per caso?... La psichiatra era di un'intelligenza modesta, diciamo, men che quella contenuta nel cerebroleso di una gallina. "Ma se ti hanno prescritto gli psicofarmaci in tenera età vuol dire che erano necessari". Certo, madame,  ma a chi? Non certo a me.
   Comunque, questa visita diciamo inaspettata ha le sue belle premesse. Il maresciacallo era venuto nei giorni precedenti diverse volte, per sondare le acque. Mi voleva fare un regalo a tutti i costi. Visto che mi trovavo senza corrente e senza luce, insisteva nel comprarmi una torcia, o un tipo di aggeggio ricaricabile manualmente. Viste le insistenze da monotono questuante, accettai il suo regalo: una penna che era anche una piccola torcia. L'ho sempre detto che le cose gratis sono le più costose. Poi da sconosciuti...(infatti lo conobbi allora). Lui, il maresciacallo era colui che doveva preparare la strada alle signore della visita di cui sopra. Un situazione da traviata, molto traviata, molto innevata, con tanto di fango per tutti, visitato e visit-attori. Stando all'accaduto, mia sorella avrebbe provato la strada dell'interdizione. Cosa non del tutto chiara, anche se mia sorella c'entra in pieno in tutta questa storia, comunque. Se si considera che questa visita di accertamento, consegue a l'altra di pochi mesi prima del tiro al faggiano (il sottoscritto) praticato da cacciatori mandatari... poi tutto l'andazzo compae-sano  generale... Ce n'è abbastanza da far impazzire una persona normale. Io per fortuna già lo ero... furibondo! Questo nel nevoso febbraio del 2011. Alcuni mesi dopo questa visitina, giacché mi era entrato nella capoccia un chiodo fisso che mi diceva qualcosa non quadrava in questa faccenda dell'interdizione, decisi di andare in caserma a chiedere il documento - ci doveva pur essere! caspiterina! -  che ha permesso di muovere questa macchina burocratica di controllo e verifica dello stato mentale del sottoscritto. Di fatto, non si può fare richiesta o tentata richiesta di interdizione a voce, o per sentito dire. Avrebbe dovuto esserci la prova scritta.  Fatto sta che il maresciacallo Scioli, colto di sorpresa, cercava, da gran volpone qual'è, di farmi decantare questa mia fisima, tergiversando e cercando distrazione per distrarmi, addirittura arrivando a promettere di farmi un regalo: una batteria da 100 A. Se la penna da lui regalatami mi è costata una visita psichiatrica, adesso, velatamente cercava di comprare il mio silenzio?.... Pensava di addormentarmi con  le sua loquacità. Ma tagliai corto. Marescia' 'cca nisciune è fesse! Se c'è stata richiesta di interdizione, ci deve essere una scartoffia da qualche parte. Non vi pare?... Sì, certo. Ma dove l'avrò messa?... Ah forse qui, in questo scaffale, forse là, non mi ricordo bene. "Eppure avete una buona memoria!" lo stuzzicavo... Cercando di togliersi d'impaccio, mi disse deciso, "ah ce l'hanno in comune, qui non è arrivato niente". Dajjè che se ricomincia! Vabbè, vado in comune. Per preventivarsi i comunali, almeno per una volta, non ebbero il tempo necessario; troppo breve era la distanza che separava la caserma dal municipio. Lo stesso smarrimento psico-sensoriale. Richiesta, ma quale richiesta?... Sì, ma, forse... La Graziaplena - una totò in gonnella in questa circostanza - con molta pacatezza mi disse esplicitamente: scusa se ti hanno fatto la richiesta d'interdizione... Tu dove sei nato? A Rosignano Marittimo, icche c'entra?... C'entra perché è lì che devi fare la richiesta per ottenere il documento che ti occorre.  Ma guarda che ancora ragiono. Concedo: sono matto ma non scemo. Ma se io da quasi appena nato non esisto più a Rosignano. Sono un extracomunitario per tale cittadina toscana. Cosa devo richiedere al suo comune?...  Insomma, come dire, mi fanno una multa a San Martino e secondo quando si può evincere dal s-ragionamento di costei dovrei pagarla a Rosignano... Incongruità, il tuo nome è donna... piena di grazia, il signore con te e io sono interdetto... Siamo nel mezzo della farsa. Se la racconti a un neonato quello schiatta dalle risate. Lo capisce anche lui ch'è una barzelletta. Non ho parole. La mattinata finisce tutta a tarallucci e vino e fra questo scaricabarile di competenze fra caserma e comune. Devi chiedere a quello a quell'altro, No, devi venire quando c'è il segretario, lui forse ne dovrebbe sapere qualcosa. Cazzo, ma solo io non so e non devo sapere niente! Per non perdere la mia "amicizia", il maresciacallo comprensivo, messo alle strette, mi chiese cinque giorni di tempo per reperire questo documento, questa lettera insomma. Per lui si trattava in effetti di trovare il tempo per  uscire dall'impasse che gli avevo causato con la mia improvvisa e inaspettata richiesta. Si trattava di prendere tempo. Scopro così per l'ennesima volta una progettualità, la solita, perpetrata nei miei confronti. Gli avevo rotto le uova nel paniere, per dirla in breve, a lui e ai suoi mandanti che tramano all'interno del sistema psichiatrico. Il giorno dopo, manco a farlo a posta, il maresciacallo, casualmente, guarda caso, si trova a passare per la strada che percorro di solito in bici dicendomi, "tutto a posto... ho trovato la lettera (in effetti erano due lettere), domani se vieni in caserma te la leggo". E così avvenne. Il giorno dopo mi lesse le due lettere, il nome delle tre dis-grazie psichiatriche, il nome dell'avvocato di mia sorella... Quasi mi veniva da gongolare, ma l'agognata richiesta, quella di poter avere una copia del documento non poteva essere soddisfatta a causa della prassi che in questi casi impone che... ecc. Allora metto l'avvocato. Ma dai chi te lo fa fare, spendi soldi, non ne vale pena, questua il maresciacallo... Ho messo di mezzo l'avvocato, quasi subito, ma il risultato fu che il documento in un batter d'occhio sparisce stranamente dalla caserma e finisce alla procura di Larino. Almeno questo è quello che mi viene riferito. Sono passati mesi, ora perché tutta questa fretta di insabbiare, di occultare? Vabbè che in Italia è diventato ormai norma... L'avvocato Maria Pia Licursi mi racconta che non può ottenere fotocopia documentale nemmeno alla procura di Larino poiché, da quando ha rilevato personalmente, ci sarebbe un processo in corso per scagionare mia sorella dall'"accusa per abbandono d'incapace" (che sarei io), avendo il giudice tutelare constatato immotivata la richiesta d'interdizione dal lei fatta pervenire tramite suo legale. Mi sembra un tour de force assurdo, ma è così. Absurda lex, sed lex. I processi in Italia durano anni, ecc... Fatto sta che questa faccenda dell'interdizione puzza di imbroglio e di manipolazioni psichiatriche e familiari a un miglio. Già avvertivo stretto il fetido fiato sul collo di quella piovra che per gli amici è Angelo, per me Malconcio.
   Una volta la psichiatria curava con l'elettroshock, il coma insulinico, la lobotomia, poi entrarono in commercio gli psicofarmaci, e, adesso, si comincia, a quanto pare, a creare realtà dal nulla.  Non si lascia scappare nulla, pur di esercitare il controllo su tutto ciò che si muove, su tutto ciò che vive.  Bisogna tranquillare.

Evidentemente il sistema psichiatrico ha compreso, in ritardo di secoli, che le persone in quanto maschere (non solo nell'etimo), non possono che recitare, creare situazioni teatrali, provarsi e riprovarsi nei loro continui drammi quotidiani, trovarsi a gestire e ad essere gestiti sulla scena del mondo. I discorsi si risolvono in monologo...
Out, out, brief candle!
Life's but a walking shadow, a poor player,
That struts and frets his hour upon the stage,
And then is heard no more. It is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing.
(Shakespeare, Macbeth)
   "La vita non è altro che un'ombra che cammina, un povero commediante che trascorre il suo tempo a impettirsi e agitarsi sul palco finché non s'ode più nulla. È la storia raccontata da un idiota, tutta strepito e furia, che non vuol dire niente".
   Siamo maschere per gli altri, ma anche per noi stessi. Le relazioni umane esigono capacità di fingere. Ma per fingere (bene) e riuscire nell'impresa di farsi prendere sul serio per quello che non si è, si finisce per fingere con sé stessi. È il gioco (o giogo) dello specchio. L'altro come riflesso. Io sono l'altro. Io sono come mi vedono gli altri. Io sono nella misura in cui sono per gli altri.
   La psichiatria così entra, o meglio permane protagonista nel teatro del mondo... come volontà e rappresentazione, o, in altri termini, come deus ex machina, controllando di fatto la funzionalità delle finzioni affinché restino adeguate allo statuto sociale. La psichiatria viene in tal modo a creare drammi, commedie, farse, tragedie... Diceva giustamente Antoine de Saint-Exupéry: "la realtà non si scopre ma la si crea".

martedì 1 gennaio 2013

Interdizione di fatto (fatti e misfatti) - 2

Il fatto che io avessi intenzione di fare installare un pannello solare sulla casetta (nel suo senso etimologico di "capanna") campestre non andava a genio agli indigeni del luogo, soprattutto all'élite del mafio-comitato. Allorquando ero lì per lì per far installare addirittura quattro pannelli fotovoltaici, un impianto ad isola completo e autosufficiente, come garantiva l'elettricista Abiuso, ci fu panico. La "gente segreta" non sapeva più che fare. Ma qualcosa bisognava comunque pur fare. Per Dio. Si trattava di un'offesa alla pubblica decenza. Si potevano immaginare i discorsi in municipio, nei bar, in caserma, in psichiatria, in famiglia... I pannelli non s'hanno a installare. Oh! Questa fu la delibera comunal popo-ilare. E quel che è fatto è fatto, un matto resta matto in tutto. Interdetto. E tutto inter nos.
   L'assurda ambiguità di questa interdizione che promuove il sistema societario-familiare è che si vuole l'interdizione ma, allo stesso tempo, si esige velatamente che questa venga ratificata dall'interdetto di sua sponte. Mea sponte mea sponte mea maxima culpa.  Allora, sono capace o no di intendere e di volere. Dipende. Da cosa? Ma frate, da quello che fai e da come ti comporti. È una situazione-condizione, come si vede, inaccettabile. Volere non volere. Ma i pannelli per me sono un bene di prima necessità. È tutto a mie spese, a voi che ve frega?... Vedi, poi uno dice che la gente pensa solo a farsi i cazzi suoi. E infatti lo fà per interesse, mica per altro.
In mafiologia e in teologia non si fanno domande. Esiste solo l'omertà, il dogma. Il cemento armato dint'a cape, direi io.
Probabilmente se avessi installato i quattro pannelli come convenuto, a quest'ora già mi sarei rifatto delle spese. Dico "probabilmente" in quanto so come vanno le cose (volute). Avrei avuto la possibilità di autogestirmi. Cui prodest scelus, is fecit. Restiamo sempre nell'àmbito della convenienza; e poi si parla di solidarietà. Ma andate a cagare! L'interesse verso una persona lo si nutre solo in quanto può far comodo. In questo caso il termine interesse è più che appropriato.

Sono stato così circa un anno e mezzo fuori dal mondo, completamente scollegato. Te li immagini, dico a me stesso, un anno e mezzo!... in un'era dove le comunicazioni viaggiano a velocità inconcepibili fino a qualche decennio fà. E ci fosse stato qualcuno interessato ad allievare questo isolamento, elettrico s'intende.  Il lato comico della faccenda è che si sparse la voce che io avevo scelto di fare l'eremita, era una mia scelta di vita come dicono i militi e in particolare il simul-attore maresciacallo Mauro Scioli. E non c'è verso di far capire loro che si tratta di una scelta necessaria, per salvare la pelle, e non di scelta di vita. Necessito di tranquillità per una questione di salute. Già. Ma cosa può fregarne della salute privata a un sistema che contempla solo l'istituzione fondata sullo sfruttamento della salute pubblica?...

Quindi ritornando all'elettricità e all'autonomia che mi potevano fornire i pannelli, posso dire che gli oscuri personaggi facenti parte del mafio-comitato hanno emanato il loro verdetto.  Qui si potrebbe far finire la storia dei pannelli fotovoltaici, tanto agognati. Mea sponte mea sponte mea maxima culpa.

Come posso interessarmi a problemi generali, se non mi è concesso nemmeno di provvedere alle mie più semplici fondamentali necessità. Egoista che non sono altro! Decisi così, dopo il default dei pannelli fotovoltaici, di provvedere per una roulotte usata, in modo che potessi viverci come in una casa e, del resto, pensavo, la potevo anche far trasportare. Mi sentivo già una chiocciola. Viva la chiocciola viva la bestia che unisce il merito alla modestia. Un posto dunque lo si sarebbe trovato. La fine ve l'anticipo: è triste: identica a quella dei pannelli fotovoltaici. E già, non mollano questi fetentoni di compae-sani. Altro che mia sponte. Soffrire il freddo non è una bella cosa. La roulotte mi avrebbe permesso oltretutto con poco dispendio di gpl di riscaldarne il piccolo ambiente coibentato. Farò la fine dell'asino. È certo. E la gente in paese dirà in coro, porello, adesso che si era abituato a non mangiare!... è morto.
Ma è mai possibile! Uno sceglie di fare una cosa, sceglie di vivere a una certa maniera, vuole fare questo o quest'altro (a sue spese!). Progetta di fare una cosa e si ritrova progettato. Tu devi solo convincerti che quello che abbiamo scelto sia di tuo gusto e soprattutto di tua sponte. Chiaro?... Altro che!... Oscuro come la pece. Ma si può sapere cosa e di chi è sta sponte ?

Mea sponte mea sponte mea maxima Culpa. Ci risiamo. Una roulotte mi avrebbe fatto più che comodo. Ma il maccanismo impietoso di negazione della volontà subentra implacabile. La decisione di questo acquisto venne obliterata dal clan competente mafio-comitativo. La solita farsa, il solito balletto di competenze e responsabilità scaricabarile. Avevo bisogno di un luogo dove poter collocare questa benedetta agognata roulotte. Mi rivolsi al comune. Ahi ahi ahi, vedi che te li vai a cercare i guai. Ancor non sei tu pago di riandare ai sempiterni calli?... Le facce erano le solite facce da cazzo, ma quasi meravigliavo che potessero sembrare tutti d'accordo a concedermi un luogo adatto. Oh, deo Grazia! sono rinsaviti... Fecero addirittura finta di interessarsi asserendo e giustificando il ritardo con il fatto che il comune doveva garantire una certa decenza e i servizi essenziali all'uopo, a tempo e luogo. All'uopo, sì certo. Ma la cosa, come per i pannelli, andava avanti senza nessuna soluzione. Anzi era proprio ferma. Il segretario oberato dal suo mezzosonno e dintorni, smozzicava le parole centellinandone una ogni quarto d'ora. Forse bisogna vedere se è disponibile tale luogo o tal altro, chissà forse... però... e s'addormenta. dopo un quarto d'ora ricomincia: ma forse... bla bla bla... e cade di nuovo in letargo. Quasi ogni giorno era sempre la solita lagna. Passano i giorni e io sempre a chiedere e a insistere e a ripetere. E loro: forse... va bene quel posto, no quell'altro, chissà, forse sì  forse no. Un giorno che mi ero rotto proprio i coglioni, dissi al deficiente di turno: guarda sceglietelo voi il posto, dove e come vi pare a qualsiasi condizione, anche davanti al municipio, alla caserma, dove vi pare. Adesso non potevano più tergiversare. Non ti preoccupare, domani saranno in riunione tutti: il sindaco, il segretario e gli altri comunali... risolveremo stanne certo la faccenda. Oh meno male! Ma è una cosa che me l'hanno detto tante volte che a stento riuscivo a crederci. Infatti, non avrei dovuto crederci. Che ci crediate o no, miei postumi lettori, Il giorno stabilito mi venne comunicato proprio pochi minuti prima che non c'era nessuno per poter fare la riunione: chi è andato a mangiarsi la pizza, chi a farsi 'na grattatina di palle... Il messaggio era chiaro. Questo loro comportamento consuetudinario non ebbe a smentire la loro vigliaccheria. Altri mesi persi. Bastava parlare chiaro senza infingimenti e reticenze: guarda il posto per situare la tua roulotte di merda non te lo possiamo concedere. Semplice. E no che non è semplice. Ancor più la faccenda è di una bestialità inspiegabile, se si considera il fatto che il Signor 7x5  si era preso la briga di interessarsi del mio problema ea portarmi gratuitamente dal venditore di roulotte, un certo Franco (ammazza-cinghiali, anche costui cacciatore). Se ne era addirittura convenuto ufficiosamente il prezzo. Qualcosa non mi tornava e infatti non tornò.
Ormai, per esperienza decennale, so che bisogna considerare sempre: cosa ha stabilito il comitato? Niente roulotte. Potrei anche avanzare altre supposizioni, altrettanto attendibili. Ma mi fermo qui. Il giorno stesso della vacanza dei comunali resisi così irreperebili, verso le tre del pomeriggio (già avevo previsto che tale cosa potesse accadere) presi la bicicletta, non senza prima aver mandato a fare in culo i comunali. Meta: Francia. Dovevo liberarmi da questo marasma... E qui comincia l'avventura... Una settimana fuori dal paese, dove ho visto cose che voi umani mai credereste.