giovedì 24 gennaio 2013

In principio era il verbo "clientelare"

 Il clientelismo ha sempre ragione
(Carlo Giordano)

Da Wikipedia leggiamo che :
La pratica del clientelismo tende a garantire il reciproco interesse o il mutuo vantaggio tra chi fornisce i benefici e chi ne ottiene il contraccambio.
E su questo non ci piove. Tale pratica inoltre 
... è finalizzata spesso, da parte di chi se ne avvantaggia, al mantenimento, con scopi lontani dal bene collettivo e dall'interesse stesso della società civile (ragion per cui assume le forme di un vero malcostume), di un posto di potere assegnato dalla carica pubblica. L'assegnatore può occupare a sua volta la posizione di potere per effetto di simili pratiche indebite, ed è indotto a perpetuare il sistema nominando individui conosciuti che non tenteranno ad indebolirne la posizione.
Certemente questo è un'aspetto prominente del clientelismo... Continuando a leggere su Wikipedia...
 Il clientelismo si distingue dal familismo per l'attuazione di un complesso di favoritismi e protezioni limitatamente ad una cerchia familiare o in qualche modo confinata ai rapporti di parentela.
  Per esperienza so che le cose sono molto più dilatate o almeno diversamente caratterizzate rispetto a queste definizioni sintetiche date da Wikipedia. Lo so per esperienza, poiché quello che subisco io sulla mia pelle è una forma di patto clientelare tra cliente e patrono, tutt'altro che avente scopi lontani dal bene collettivo e dall'interesse stesso della società civile, anzi,  ne è proprio il suo fondamento. Diciamo che il malcostume del clientelismo-familismo poggia su questo patto clientelare-familiare riconosciuto e accettato, senza discussione, da tutti i costituenti del consorzio societario, il quale trova in esso le sue radici più profonde e la coesione soprattutto; detto altrimenti,  risulterebbe inconcepibile una società senza questo patto fondante che per definizione è paritario: cliente e patrono hanno la stessa posisizione e responsabilità nel far rispettare le sue norme codificate dalla consuetudine (sic): una forma di tradizione più o meno locale a cui ci si sente legati come a un dogma che viene percepito, sia dal cliente che dal patrono, come una legge naturale, come un modo istintivo di porsi, di stampo quasi religioso (o anche mafioso, se vogliamo, per un possibile osservatore esterno).
  Il clientelismo e il familismo tout court germinano da questo sistema profondo di patto clientelare e spesso non se ne distinguono, facendone un tutt'uno con esso e, quindi, stabilire se ciò sia o no un bene collettivo o se ne favorisca o meno l'interesse della società civile è, più che altro, ozioso e tautologico, dato che questo deus ex machina affonda le sue radici profonde proprio nell'intera società civile, la quale lo accetta ciecamente e ne accondiscende il volere. Fiat semper voluntas sua. Il sistema clientelare è, a conti fatti, una vera deità, nella fattispecie potremmo ben definirlo nume tutelare. Da ciò si evince il fatto che risulterebbe alquanto incauto e rischioso criticare un siffatto sistema; provocarlo o infierirvi addirittura contro, può diventare letale, imperniato com'è su una (mica poi tanto) dissimulata religiosità. Scherza coi fanti ma lascia stare i santi. Il sacro patto clientelare rappresenta di fatto l'humus primordiale da cui germina qualsiasi forma di sistema mafioso.

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