L'arte come esperienza extra-ordinaria che nel normale diventa ordinaria follia
Il bilancio di questi miei oltre 10 anni di silenzio, evitando una mera
valutazione di carattere valoriale (positivo-negativo) mi dà la
possibilità di poter dire di aver espresso una verità lapalissiana
eterna.
Eterna, che brutta parola! Sia aggettivata che sostantivata. Ma nella realtà dei fatti, la società, come già sufficientemente spiegato, è rimasta appunto "da per sempre" in un rapporto divergente verso il diverso. Questa è l'eternità del dilemma, insolubile, poicché il sistema per funzionare deve reprimere la divergenza, annullarla, ecc... Si tratterebbe della "politica dell'esperienza" che il sistema societario cerca di gestire a proprio vantaggio, annullandone l'unicità del fenomeno, dando a tutti la stessa categoria di appartenenza. Un modo per non ri-conoscerci come "esperienza" a dispetto della propaganda marzulliana mezzassonnata di "un modo per capire, per capirsi..." Io non posso fare esperienza della tua esperienza. Tu non puoi fare esperienza della mia esperienza. Siamo entrambi persone invisibili. Ogni uomo è invisibile all'altro. Esperienza questa che si è soliti chiamare Anima. L'esperienza come invisibilità dell'uomo per l'uomo è allo stesso tempo più evidente di ogni altra cosa. Solo l'esperienza è evidente. L'esperienza è la sola evidenza [...]Intanto si bypassa il problema dell'unicità dell'esperienza confondendola a bella posta con la scorza esteriore del comportamento, credendo in tal modo di dare visibiltà al non visibile, di dare per scontato ciò che non lo è affatto: questo è ciò che si potrebbe definire etichettamento: imbalsamazione da vivi, sepoltura prematura. Si seppelliscono i vivi per riesumare i morti. La vita non è mai scontata se non la sua pena. |
Gianni Lannes a radio radicale
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Ecco l'intervista senza censure del 5 febbraio 2013 Su Radio radicale
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12 anni fa
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La divergenza sia con te!