venerdì 18 gennaio 2013

Divergenza - bilancio

 L'arte come esperienza extra-ordinaria che nel normale diventa ordinaria follia

  Il bilancio di questi miei oltre 10 anni di silenzio, evitando una mera valutazione di carattere valoriale (positivo-negativo) mi dà la possibilità di poter dire di aver espresso una verità lapalissiana eterna.
Giunto è già ’l corso della vita mia,
con tempestoso mar, per fragil barca,
al comun porto, ov’a render si varca
conto e ragion d’ogni opra trista e pia.
Onde l’affettüosa fantasia
che l’arte mi fece idol e monarca
conosco or ben com’era d’error carca
e quel c’a mal suo grado ogn’uom desia...

 Michelangelo Buonarroti

  Eterna, che brutta parola! Sia aggettivata che sostantivata. Ma nella realtà dei fatti, la società, come già sufficientemente spiegato, è rimasta appunto "da per sempre" in un rapporto divergente verso il diverso. Questa è l'eternità del dilemma, insolubile, poicché il sistema per funzionare deve reprimere la divergenza, annullarla, ecc...
  Si tratterebbe della "politica dell'esperienza" che il sistema societario cerca di gestire a proprio vantaggio, annullandone l'unicità del fenomeno, dando a tutti la stessa categoria di appartenenza.
  Un modo per non ri-conoscerci come "esperienza" a dispetto della propaganda marzulliana mezzassonnata di "un modo per capire, per capirsi..."
   Io non posso fare esperienza della tua esperienza. Tu non puoi fare esperienza della mia esperienza. Siamo entrambi persone invisibili. Ogni uomo è invisibile all'altro. Esperienza questa che si è soliti chiamare Anima. L'esperienza come invisibilità dell'uomo per l'uomo è allo stesso tempo più evidente di ogni altra cosa. Solo l'esperienza è evidente. L'esperienza è la sola evidenza [...]
   Anche i fatti diventano fantasie senza modi appropriati di vedere "i fatti". Non abbiamo bisogno di così tante teorie ma piuttosto dell'esperienza che è la fonte della teoria. Noi non restiamo soddisfatti con la fede, nel senso di un'ipotesi ritenuta irrazionalmente non plausibile: chiediamo di fare esperienza dell'"evidenza". Noi vediamo il comportamento delle altre persone, ma non la loro esperienza. Ciò ha portato alcuni a ritenere che la psicologia non ha niente a che fare con l'esperienza dell'altra persona, ma solo con il suo comportamento. Il comportamento dell'altra persona è una delle mie esperienze. Il mio comportamento è un'esperienza dell'altro...
(R.D. Laing, La politica dell'esperienza)
  Intanto si bypassa il problema dell'unicità dell'esperienza confondendola a bella posta con la scorza esteriore del comportamento, credendo in tal modo di dare visibiltà al non visibile, di dare per scontato ciò che non lo è affatto: questo è ciò che si potrebbe definire etichettamento: imbalsamazione da vivi, sepoltura prematura. Si seppelliscono i vivi per riesumare i morti. La vita non è mai scontata se non la sua pena.


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