"Conservatori in un paese dove non c'è più niente da conservare." (Leo Longanesi) Tra un Gesù e un Barabba la società sceglie sempre quest’ultimo. Fra verità e falsità, fra divergenza e normativa, fra creatività e stereotipo, vengono ad essere accettate, invariabilmente, sempre le seconde; le prime sono sempre e comunque realtà troppo scomode da desiderare, fanno apparire la norma inefficace, inadeguata, falsa. Così, una volta accettato l’errore come motore del sistema, si possono perpetrare i delitti, ed essendo ovviamente una maggioranza schiacciante a stabilire il modo e il metodo da usare per commetterli, può (avendo anche potere di linguaggio e di informazione) attribuirli un nome più adeguato e più consono, salvando cosi l’apparente virtù: il perbenismo. L’emarginazione attuata verso il dissimile, il non allineato, il divergente, ecc, viene chiamata così: delinquenza, tossicodipendenza, prostituzione, disadattamento, ecc. In questo modo il nazareno è sempre fra noi, si moltiplica, pronto ad essere usato dalla società come capro espiatorio, un cristo che paga da sempre i peccati altrui. Lo sguardo dell’essere consuetudinario, del credente bigotto, è rivolto verso l’idolatrare, non verso la ricerca della verità, troppo faticosa, pericolosa e destabilizzante per i comodi dogmi, predeterminati. Invero, Gesù eccolo qua, è qui con noi! Lo portiamo a spasso nelle processioni, come simbolo di redenzione e di sacrificio, andiamo in chiesa per sentire le sue parole, cerchiamo di fare le buone azioni per far placare un poco la coscienza; gli rivolgiamo preghiere cercando di acquisire così un intercessione, una preziosa raccomandazione che ci possa dare un meritato posto in Paradiso. ‘Così in cielo, così in terra’. Ciò che sta in alto sta in basso. Beh! è così, che vogliamo farci?... così va il mondo! C’è una scena che ho visto e che mi è rimasta impressa nella memoria. Avrei scattato una foto se avessi avuto una machina fotografica, avrebbe reso meglio sicuramente la realtà di quello che stavo osservando. Qui , davanti al tempio di nostro signore, c'è un povero cristo per la strada. Dal portale si intravedono i fedeli: il loro volto e fisso verso l'altare. Nicola trema per il freddo, è pallido, smagrito, il suo sguardo e le sue orecchie non sono assorti alle parole del vangelo. E mentre i fedeli ascoltano quelle parole, celebrando da secoli il mistero sacro, l'uomo di Nazareth, sceso in terra per pagare i nostri peccati, cambia di giorno in giorno , di anno in anno, nel corso dei secoli il suo aspetto. Lo ritroviamo nel mendicante, nel malato, nel diverso. Tanti Cristi sono scesi sulla terra, messi in croce per pagare i nostri peccati. Ma noi non potevamo saperlo, poiché eravamo assorti in preghiera, verso l'altare, ascoltando parole vecchie di duemila anni. Altre parole sono state dette, urlate o taciute da altri messia, ma noi non potevamo saperlo.Sdrammatizzare un po’ mi sembra giusto, quindi allego un’altra mia poesia, frivola, volgare(?) Ormai è difficile scandalizzarsi per qualcosa, al mondo d’oggi succede ormai di tutto. Si fanno cose orrende, innominabili e non ci si vergogna. Io, in fondo, le scrivo soltanto. GIOCO DI SOCIETA’Se non vi basta ve ne allego un'altra, però piccola, piccola. E voilà! Il terzo segreto di Fatima. |
Gianni Lannes a radio radicale
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Ecco l'intervista senza censure del 5 febbraio 2013 Su Radio radicale
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12 anni fa
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La divergenza sia con te!