sabato 28 novembre 2009

La televisione mezzo di dis-informazione

"Bagordi, dovizie, pericoli:
l’antenna tivvù
percepisce i tuoi stimoli:
paura che la terra s’inabissi". (Carlo Giordano)


Al di là del disprezzo da tributare a questa scompisciata deriva collettiva, a monte c'è questo: è comunque impossibile comunicare. Non si può dire quello che si pensa, in quanto il discorso non appartiene mai a chi parla. Comunicare che cosa? Ogni comunicazione è corruzione d'accattto. E' fuor di luogo propedeutica a tutto ciò. Il via col vento dalla Storia e da ogni pretesa di comunicazione-mediazione, nel vuoto nel buio di che s'acceca il linguaggio, nel martirio impossibile di questo intestimoniabile spettatore-massa. (Carmelo Bene)

Al giorno d’oggi, invece, prevale un modello basato sull’improbabile iperefficienza dell’individuo, sulla necessità di mantenere self control anche nelle situazioni più estreme, sull’inadeguatezza di mostrare il proprio dolore e la propria spossatezza rispetto alla perdita di persone o situazioni amate. Odio la tv piagnona ma, allo stesso tempo, mi chiedo se potrà avere un futuro: sempre più spesso individui che hanno perduto un parente strettissimo si esibiscono davanti alle telecamere senza l’ombra di una lacrima, con perfetta proprietà di linguaggio e di intonazione vocale, quasi fossero interpreti di un film recitato troppo bene per essere credibile. (Vincenzo Minissi)

[...]Il successo non è niente. Il successo è l'altra faccia della persecuzione. (Pier Paolo Pasolini)

[...] ...la televisione è un medium di massa, e come tale non può che mercificarci e alienarci.
[...] Comunque... è proprio il medium di massa in sé: nel momento in cui qualcuno ci ascolta dal video, ha verso di noi un rapporto da inferiore a superiore, che è un rapporto spaventosamente antidemocratico. (Pier Paolo Pasolini)


...in genere le parole che cadono dal video, cadono sempre dall'alto, anche le più democratiche, anche le più vere, le più sincere. (Pier Paolo Pasolini)

Spegni la televisione (sic) prima che sia lei a spegnerti... se non sei già spento. (Carlo Giordano)

"Quando tutti pensano nello stesso modo, nessuno pensa molto."  (Walter Lippmann, 1889-1974)
Tutti noi ormai sappiamo degli esperimenti condotti sui cani da Pavlov e le sue conseguenze. Le sue  scoperte lo hanno portato a sviluppare sistemi di condizionamento sugli esseri umani. I riflessi condizionati, iI lavaggio del cervello, ci fanno capire la fragilità umana e la possibilità e la facilità di quanto sia facile condizionare la mente degli individui per scopi sociali, commerciali, abusando e usando cavie umane, come fossero degli oggetti.  La televisione impone, pre-dispone, induce, formatta le coscienze, educa in modo similare.

Il telegiornale ecco che annuncia la grossissima balla della scoperta del gene della schizofrenia. La schizofrenia è una malattia inventata di sana pianta per spiegare fenomeni di persone che si comportano in un certo modo poco adatto al sociale. Tanti studiosi non allineati hanno ampiamente dimostrato l'incongruenza e l'assurdità di definire schizofrenica una persona. Ciò non dice nulla a riguardo dell'individuo a cui la si è additata ma dà a chi gli sta attorno la possibilità di annullarlo nelle sue pretese, nei suoi intenti e nei suoi scopi;  e la sua stessa vita e le sue possibilità vengono così ormai gestite da altri. La schizofrenia dunque rappresenta "la sola possibilità per poter essere in una situazione impossibile da vivere". Quindi non può esistere il  gene della schizofrenia per il semplice fatto che non esiste la schizofrenia come malattia, ma come condizionamento sociale. Semmai potrà esistere il gene della psichiatria; ma non lo scopriranno mai, almeno non si azzarderanno. Un individuo, solo, non potrebbe impazzire, essere schizofrenico, psicotico, ecc...  poiché non c'è chi gli addita o gli riconosce la malattia. Ma quando entra nel campo gravitazionale sociale allora automaticamente avviene il riconoscimento tramite canoni prestabiliti, viene misurata la sua capacità di adattamento e di condizionamento al sociale. Quindi: bollato ed etichettato. La televisione come la psichiatria diventa così un potente quanto terribile mezzo per assoggettare. La televisione dunque ci mostrerà un simpatico Vittorino Andreoli (psichiatria), un altrettanto simpatico, colto ed eloquente Mirabella (conduttore televisivo) insieme al suo simpatico e fedele cagnolino dott. Gargiulo; ci mostrerà un simpatico e tranquillante (sic) ministro e dittatore della sanità U. Veronesi. Non ci mostrerà però troppo di ciò che contraddice tutta questa simpatia omogeneizzata come per es. esponenti dell'antipsichiatria, rappresentanti delle "medicine alternative" come  l'Igienismo che è apertamente in contrasto con le teorie e pratiche mediche. 
Le persone simpatiche mi sono
antipatiche

La realtà quasi sempre non è mai tanto simpatica come mostra la tivvù. Se esistono degli schieramenti politici ove possono prevalere di volta in volta ora l'uno ora l'altro, per quel che riguarda la scienza e il sistema economico non c'è un contraddittorio plausibile e attendibile che possa contrastare la tendenza vigente, unilaterale; dittatura incontestabile e non apparente, non facile da comprendere per le masse.

La velocità del mezzo televisivo impone una informazione sintetica, col tempo contato; la concisione, le domande e risposte da quiz non danno spazio ad esitazioni o ripensamenti, il valore come riflessione nello spazio televisivo sembra precluso, l'intelligenza preclusa (non perché non ci possano essere ma di per sé non sono sufficienti per poter restare in piedi in un simile contesto).

Ciò che è fondamentale nel mezzo televisivo è l'audience, l'indice d'ascolto; di conseguenza è basilare il cliché, lo stereotipo, l'informazione spettacolare, la notizia piccante, le indagini sull'indice d'ascolto, l'artefazione, l'artificioso, il tutto fa brodopurché incrementi l'audience. E' la democrazia del mezzo televisivo che si rivolge alla maggioranza dei teleutenti, un fatto positivo sotto questo punto di vista...

La libertà di pensiero viene sostituita dalla libertà di essere pensati; la libertà di emozionarsi viene a sostituirsi alla possibilità di farci emozionare; l'auto-controllo cede il testimone all'essere controllati; il volere cede il passo ai desideri indotti. La libertà di essere viene sostituita dalla induzione ad avere.

Il mezzo tele-invasivo (sic) è rivolto dunque agli ignari posseduti teleutenti-usati.

Ho assistito a una pietosa scena, una delle tante che mamma tivvù, ci propina. Una bellissima mostra di V. Kandinsky attualmente in non so quale parte, d’Italia penso. Un critico (presumo) spiegava alla giornalista con parole  tecniche tutta una serie di congetture, il perché di quei colori e quella tecnica particolare, noiosamente, copioso di attributi e cognizioni erudite riguardo a quelle improvvisazioni; forse non si rendeva conto che lui in quel contesto, col suo nozionismo e favella stressante rappresentava un bel cavolo a merenda; le immagini parlano da sole. 

I quadri sono fatti per essere guardati e non spiegati, poiché nel momento stesso che lo fai la pittura - come direbbe P. Picasso - se n’è andata via; è "come appendere un quadro al muro. Il chiodo è l’elemento che la distrugge". Il suo chiodo fisso cercadi spiegare alla giornalista  pronta a trapassare nel sonno insieme al parolaio e ai tele-utenti scassati. Come avrei voluto che ci fosse stato, in quei pochi minuti trasmessi, un po’ di silenzio, e al posto del blà blà si fossero fatte invece vedere soltanto le immagini, l'oltre-concetto, così abbondantemente coperte di insulti verbali.  Ecco cosa può essere ciò che noi chiamiamo critica o giornalismo.

Dice tivvù è dire dis-informazione!  Se i fatti parlano da soli bisogna farli tacere, è assiomatico.
L’innocente gioco dello sproloquio, in effetti, serve al mezzo televisivo per funzionare, con la sua normale indole ipnotica, poiché il silenzio gli nuoce gravemente.

Altra scena edotta dal tubo (catodico s’intende). Giornalista. Gallerista. Una faccia poco promettente che si stagliava dietro un giardino e una villa da sogno. Artista, pittore emergente, ex-fotografo. Fece vedere alcune delle sue, così definite, opere d’arte. Orrore!  Ecco: il gallerista, la villa, il giro di denaro, il raccomandato, l’informazione, il terrore, l’indifferenza.... La giornalista anche lei sbigottita, non disse niente della realtà personale sua, non espresse verbalmente reattività emotivo-soggettiva, né tanto meno un suo pensiero; rimase lì, per dovere di cronaca o imposizione, soltanto per aggiungere qualche parola che faccia da cornice conclusiva elogiativa.

Complimenti direi per la scarsezza di giudizio! Bella cacca da pappare! Anche una scorreggia reinserita in un circuito similare di produzione - raccomandazione - costruzione dell’immagine-propaganda-distribuzione e informazione può essere accolta favorevolmente dall’opinione pubblica. Che il pubblico tele-usato abbia mai avuto un sua opinione? Diciamo che si è creata una im-propria opinione imposta dai mezzi di dis-informazione. Le coscienze pubbliche per quanto si possono scandalizzare ritorneranno sempre, prima o poi all’ovile, sottomessi all’informazione, madre amorevole che li in-curerà e guarirà dalla loro insano allarmismo sintomatico. Questione solo di tempo, che, come si sa, è denaro.

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