domenica 29 novembre 2009

Il, posto di lavoro

"Il clientelismo ha sempre ragione!" (Carlo Giordano)

Se è pur vero che il lavoro nobilita l'uomo e altrettanto vero che il posto di lavoro ci rende schiavi del sistema clientelare. In quest'ottica di sudditanza sociale il divergente verrà visto come un animale strano in preda all'istinto e all'anarchia, e ovviamente sarà temuto come forza, come potenzialità destabilizzante: un rischio reale e che quindi dovrà in tutti i modi finire poi escluso dal gioco, recluso. Siamo così un po’ tutti vittime e clienti di questo istanza del consorzio societario con la sua indole particolare di "leccata e fuga". Fuga naturalmente dalla responsabilità morale. Così fan tutti! Se è generale vuol dire che è normale. Se è normale non può essere divergente ovvero: sbagliato.
Esiste il trucco:

- Il lavoro è un diritto
- Il lavoro è un dovere
- Il lavoro ci permette di realizzare nostri sogni, i nostri desideri, se non altro ci permette di vivere. Ci dà dignità.
- Il lavoro non è per tutti: c'è una forte disoccupazione
- Il lavoro essendo diventato un bene scarso tenderà ad essere supervalutato.
- Il lavoro serve allora come mezzo di ricatto per livellare le coscienze, adeguarle al sociale e al normale, serve all'omologazione, essenziale per il potere socio-economico

La ricerca del lavoro diventa una necessità di primaria importanza. Se il lavoro è un diritto esso non lo è per tutti. La discriminazione così realizzata rende la società divisa in due grosse fasce sociali: da una parte i lavoratori e dall'altra i disoccupati.

Questo meccanismo perverso della nostra società da un lato permette la libertà di iniziativa individuale (libertà del resto abbastanza discutibile) e dall'altro afferma che chi non è in competizione è già in partenza escluso dal gioco. Il lavoro quindi è anche una forma subdola di ricatto, poiché tutto si compra col denaro e il denaro proviene dal lavoro, a meno che non si voglia prendere in mano le armi e iniziare a delinquere.

Nell'ottica capitalistica le fasce sociali più deboli sono quelle più devastate poiché non sono competitive: vecchi, poveri, emarginati, utenti psichiatrici, artisti, e in qualcuna di queste categorie  viene addirittura intravista la possibilità di un business. Per esempio i cosiddetti malati mentali non hanno niente che li difendano dallo squallido mercato degli psicofarmaci. Subiscono questo giro d'affari colossale sulla loro pelle. La mercificazione dell'uomo e delle sue qualità umane. La disgrazia dell'artista in questo contesto non rappresenta in fondo che una piccola parte di quella che è una disgrazia globale socio-economica ancora più vasta.

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