domenica 29 novembre 2009

linguaggio e metalinguaggio


La psichiatria vuole essere un metalinguaggio che spiega altri linguaggi, atteggiandosi a mo’ di vertice gerarchico di ogni possibile forma di comunicazione verbale o no. La psichiatria spiega l’arte. L’arte si piega al suo sapere e alla sua ignoranza. La psichiatria spiega cos’è la passione o l’amore e la passione o l’amore si piegano alla sua volontà e al suo presunto sapere. Come fare a spiegare cosa sia la psichiatria se è essa stessa la spiegazione di tutto? Bisogna piegarsi alla sua ignoranza, al nostro protettore. Dovrei comunque finire in un modo o nell’altro per essere "spiegato" o "piegato" secondo la prassi consueta del "il paziente riferisce che..." (Carlo Giordano)

[...] Un dialogo è qualcosa in cui si capita, in cui si viene coinvolti, del quale non si sa mai prima cosa ne ‘salterà fuori’, e che si interrompe non senza violenza, perché c’è sempre ancora d’altro ancora da dire... Ogni parola ne desidera una successiva; anche la cosiddetta ultima parola, che in verità non esiste. (Hans-Georg Gadamer)

"Ciò che nel linguaggio meglio si comprende non è la parola, bensì il tono, l'intensità, la modulazione, il ritmo con cui una serie di parole vengono pronunciate. Insomma la musica che sta dietro le parole, la passione dietro questa musica, la personalità dietro questa passione: quindi tutto quanto non può essere scritto. Per questo lo scrivere ha così poca importanza". (Friedrich Nietzsche)


La norma fa valere il suo potere tramite un linguaggio suo pertinente che spiega ogni altro linguaggio e cioè: la norma diventa meta-linguaggio che spiega e sovrasta ogni altra forma di comunicazione che non sia quella sua pre-definita. Similarmente si può dire che la politica, per es., diventa un modo per "comprendere" il mondo, sottomettendolo al suo potere specifico; quindi il "linguaggio" politico si veste di "metalinguaggio", sostituendo ogni altro possibile forma di linguaggio. La risoluzione dei problemi, trova sempre la sua soluzione nel Potere e nel potere che ha il linguaggio della norma politica di "definire". Qualsiasi problematica che non può essere risolta sul piano del presunto "metalinguaggio della norma" (politico o altro) rimane ignorata dal "sistema". E’ insomma una "forma normale" di in-globalizzazione di istanze divergenti che nel "metabolismo" siffatto omologante vengono eliminate in vario modo. Gli esempi adducibili che riguardano la preponderanza del metalinguaggio della norma sono innumerevoli. Obiettivamente esso non è un vero e proprio metalinguaggio ma semmai è un "usurpazione" del suo significato dovuto alla "dittatorialità" insita nella norma stessa. Quindi sarebbe più conveniente chiamarlo "pseudo-metalinguaggio". La norma ingloba in sé non in senso obiettivo-oggettivo ma in senso possessivo egoico. Un altro esempio pratico, senza andare troppo per il teorico, ci è offerto dal mass-media televisivo che già di per sé promuove lo "pseudo-metalinguaggio della norma", vuoi nel sistema di informazione, vuoi nella pubblicità e programmazione varia.
Se ci soffermiamo sul genere dello sceneggiato poliziesco ci accorgiamo che la "vita sociale" si svolge sotto l’egida dell’"attività di polizia" la cui funzione è quella di ordinare, di far rispettare le regole, di reprimere "tendenze anomale" e controindicate dal codice civile o penale che sia. Quindi possiamo dedurre che il linguaggio del genere poliziesco diventa un "metalinguaggio" che cerca di spiegare il mondo e la sua "funzionalità" soltanto rapportandolo a sé stesso. Avviene insomma una vampirizzazione di valori, qualità, tendenze, processi, il cui "significato" viene filtrato secondo l'ottica del "regime poliziesco" e del suo linguaggio. In effetti se ci fosse stato uno genere per così dire del delinquentesco il "risultato" sarebbe stato identico anche se in senso opposto. La norma quindi ha diversi canali di comunicazione; oserei aggiungere che invero ce li ha tutti. Così allo stesso modo avviene per il telegiornale che si "pro-pone" come metalinguaggio, come notizia che spiega il fatto, e il fatto di certo non farà il contrario. La norma, in qualsiasi modo si esprima, sostituirà sempre con la sua "forma" autoritaria del suo "linguaggio" ogni altra possibile e diversa forma di comunicazione. Ritornando al genere poliziesco si constata la bontà di certi valori più o meno esplicitamente espressi, come quello del "senso della realtà" e "senso della giustizia" filtrati secondo la codificazione del rispettivo genere. Il senso dei "valori indotti" vengono così ad avere un "imposizione univoca" che va dalla norma verso e contro un probabile e possibile "dissenso". Questo è quello che io definirei "regime della comunicazione" o "dittatorialità del linguaggio della norma". Un altro esempio di una forma di dittatorialità del linguaggio ci è offerto dal sistema psichiatrico. Terribile!...

Il "regime di comunicazione" in quest'ambito specifico spiega a suo modo, concomitante alla visuale e ai canoni più generali del regime societario, la "realtà" e il suo senso, che non può essere ovviamente "opinabile" tramite qualsiasi altro "linguaggio divergente" o "malato", poiché la "norma psichiatrica" stessa spiega e piega , essendo insignita e riconosciuta come "metalinguaggio", ogni altra possibilità comunicativa. Le opinioni, come in questo caso, di una "maggioranza" (che ha forza, potere o necessità di imporre la sua visuale) diventano così inesplicabilmente dittatura. Allo stesso modo l’arte, che dovrebbe essere un "metalinguaggio effettivo", viene ad essere sostituita nella "spiegazione del mondo" dalla "logica della norma" sia o no
"psichiatrica". L’arte verosimilmente non può ovviamente, in una simile condizione, spiegare o comprendere la psichiatria ma accade soltanto il contrario, e cioè: l’arte (non codificabile) viene a subire una comprensione(compressione), una censura e una distorsione significativa del suo senso e nel suo scopo da parte della codificazione psichiatrica e della sua opera pianificatrice per il controllo sociale.
Si assiste al paradosso, assurdo, che un "metalinguaggio effettivo", quale può essere quello dell’arte, venga "spiegato" e piegato da un "linguaggio".

E’ ovvio che solo un metalinguaggio potrebbe spiegare un linguaggio e non viceversa, a meno che non si instaura una "dittatura della comunicazione" in senso inverso ed è ciò che pratica di routine la norma.

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