sabato 28 novembre 2009

Il senso delle parole


Le parole, secondo la scienza del linguaggio, hanno un significato e un significante che stanno in rapporto fra loro come il contenuto e il suo contenitore.

La norma attribuisce sempre un contenuto ben definibile alla terminologia smorzando così enormemente la forza e la vitalità intrinseca, la mobilità, la metamorfosi vivificante del significato attribuito alle parole. La norma è alienante poiché rende gli esseri umani (vivi) schiavi di oggetti, cose senza anima. Si costruisce così un mondo normale affinché ci aiuti a vivere (?) nel benessere ma non ci fa radicare al bene. Il male forse ha proprio questo volto consuetudinario di indifferenza normale verso la vita che non ha significato se non in se stessa.

    La confessione può essere un modo non ordinario di produrre parole che svelano più verosimilmente una verità che non può essere ovviamente ordinata normalmente ma semmai naturalmente, spontaneamente.

    La spontaneità può coincidere con certe esperienze mistiche di taluni esseri umani divergenti, che fanno, per così dire, breccia entrando nella follia dell’ essere,  udendo voci. Si attribuosce infine il nome di santità a questo loro stato delirante.

"Uccidono più le parole che la spada". Grande verità! I dizionari psichiatrici sono pieni di queste parole che catalogano, uccidono in silenzio. Così ciò che può essere spontaneo e naturale viene sistematicamente distrutto, sostituito con la macchinosità cervellotica di sistema.

"Il pensiero è immorale, ogni cosa pensata viene automaticamente uccisa" (Oscar Wilde.). Confessare quello che si è risulta così estremamente pericoloso per il paziente.
Un dotto vede la sua dottrina.
Un saggio vede.
Un santo dona la Fede.
Un matto viene visto.
Uno psichiatra vede il matto dappertutto!

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